
Il faentino Giovanni Romagnoli fu un significativo pittore del Novecento, la cui produzione oscillò tra postimpressionismo e “metafisica del quotidiano”.
In effetti, qualcosa di ‘metafisico’ già si ritrova nel semplice gioco di parole dovuto al cognome dell’artista. Romagnolo di Faenza, Romagnoli portò la Romagna fino agli U.S.A.
Infatti, dopo il periodo formativo, nel quale ebbe stretti contatti con il concittadino Franco Gentilini, la svolta della sua carriera si ebbe nel 1924. In quell’anno, come riporta arteromagna.it, egli vinse “il secondo premio alla mostra internazionale del Carnegie Institute di Pittsburgh in Pennsylvania”. A seguito di quell’importante riconoscimento, nel medesimo istituto fu insegnante e membro della giuria.
Proprio il periodo trascorso negli U.S.A. deve averlo influenzato dal punto di vista artistico. Infatti, in una prima fase della sua carriera Romagnoli era vicino al movimento postimpressionista. Successivamente, nel corso del soggiorno negli Stati Uniti, artisti come Edward Hopper devono aver colpito la sensibilità artistica di Romagnoli, che giunse “ad esiti più vicini a quella “metafisica del quotidiano” […] dove la presa diretta del quotidiano viene affiancata da atmosfere di magica lontananza”.
Romagnoli fu anche abile incisore. L’opera presentata in copertina, infatti, è una delle sue acqueforti. Anche in questo caso, la rappresentazione è fortemente simbolica e calata in un’atmosfera in cui il Tempo è padrone dell’inevitabile fato cui la Bellezza è destinata.