"La notte amorosa", Domenico Baccarini, 1903-1904 ca, carta/carboncino/pastello, conservato alla Pinacoteca Comunale di Faenza (Portale PatER)

Il faentino Domenico Baccarini è uno di quei personaggi che segnano, attraverso la componente di sogno delle loro opere, la storia dell’arte in Romagna: le sue opere, dall’aura spesso tenebrosa, ci catapultano in una Romagna sospesa in un passato mitico e in un’atmosfera onirica. 

Ci si sente trasognati quando ci si trova di fronte ad opere come Le voci della pineta, ove la famosa pineta ravennate viene illustrata “come un cerchio sacro, palpitante di presenze misteriose” (cit. da A. Imolesi Pozzi, Il paesaggio nella letteratura romagnola fra ‘800 e ‘900, Il Ponte Vecchio, Cesena 2001, p. 61), o a Notte amorosa, che, come è possibile notare nell’immagine di copertina, raffigura un viale alberato, avvolto nelle tenebre della notte, interrotte solo da uno squarcio di cielo stellato e dalla luce, puntuale ma sfuggente, di un lanternino all’interno di un’edicoletta. Sono questo cielo e questo lanternino ad illuminare tenuamente una coppia, che avanza con incertezza perché circondata dal buio.

Luce e ombra a confronto, in perenne contrasto, in eterno completamento: per usare le parole di M. A. Bazzocchi, nell’opera di Domenico Baccarini spesso ritroviamo un “rapporto stretto anche se tenuto distinto tra elemento apollineo ed elemento dionisaco” (cit. da M. A. Bazzocchi, “La ninfa e il fauno. Beltramelli, Baccarini, Nonni e il mito della Romagna”, in Art Nouveau a Faenza. Il cenacolo baccariniano, a cura di J. Bentini, Mondadori Electa, Verona 2007, p. 70): le forze dell’ordine e della razionalità si incontrano e si scontrano con quelle del caos e dell’istinto. 

La stessa lotta tra luci e ombre la ritroviamo, tragicamente trasfigurata nel contrasto tra vita e morte, nella biografia di Baccarini: la sua breve esistenza, infatti, fu interrotta da una salute debole, già duramente provata dalla povertà, nel 1907, a soli 25 anni.

Si spense così, tragicamente, anche la sfolgorante prospettiva di una brillante carriera come artista, coltivata grazie all’innato talento che lo aveva portato ad essere punto di riferimento del cosiddetto “Cenacolo baccariniano” e a cimentarsi nel disegno, nella pittura, nella scultura e anche nella produzione ceramica.