Racconto della campagna ravennate post-bellica

La pianura ravennate è il terreno di scontro tra le cooperative di braccianti e i proprietari terrieri di Caccia tragica (1947), l’esordio alla regia di Giuseppe De Santis. Tra gli sceneggiatori del film figura Cesare Zavattini, uno dei padri ispiratori del rinnovamento neorealista e Michelangelo  Antonioni.

Finita la guerra una coppia di giovani sposi, Michele e Giovanna,  viaggia su un camion insieme al ragioniere di una cooperativa agricola che trasporta in sede quattro milioni di lire. Il convoglio viene assalito da un gruppo di banditi con lo scopo di rubare i soldi, uccidono l’autista e il ragioniere, mentre la donna viene presa come ostaggio.

A capo della banda Alberto, ex compagno di prigionia di Michele, e la sua amante.

Collaborano con le forze dell’ordine per catturare i malviventi, i contadini e braccianti della cooperativa.

La “Caccia” porta i malfattori a rifugiarsi in un edificio, già sede di un comando tedesco, dove vengono assediati. Alberto nel tentativo di fermare un gesto estremo della sua amante la uccide e in poco tempo viene catturato dai contadini. Avuto in mano Alberto, i membri della cooperativa si riuniscono per giudicarlo. Prevale alla fine la parola rasserenatrice di Michele, il quale induce gli animi alla generosità e al perdono. Il colpevole, di cui si riconosce il pentimento, viene lasciato libero.

Un racconto iconografico di una realtà contadina pronta a restare unita e a reagire, ma anche consapevole e aperta verso le situazioni e gli eventi che hanno portato il prigioniero a sbagliare, un percorso che lo accomuna a molti di loro.

Film drammatico del 1947, prodotto da GIORGIO AGLIANI PER ANPI FILM, DANTE FILM, ha vinto il Nastro d’Argento nel 1948 per la miglior Regia e per la migliore attrice non protagonista.

“Ci sembra si debba poter contare su Giuseppe De Santis, il quale sa raccontare con evidenza plastica e ritmica efficacia una storia abilmente congegnata in cui i cari problemi del momento oltre che trovare qui la loro più adeguata rappresentazione, costituiscono altresì il pretesto per dar modo al regista di esprimere una sua personalità .” (Francesco Pasinetti, “Bianco e Nero”, n.2 aprile 1948)

Fonti: Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1945/1955 Bolaffi editore Torino 1977 a cura di Gianni Rondolino