L’amicizia tra Federico Fellini e Tonino Guerra

Intorno alla metà degli anni ’50 Tonino Guerra lascia la provincia per trasferirsi a Roma, seppur con iniziali difficoltà e delusioni, comincia una prolifica attività di sceneggiatore e la collaborazione con molti tra i più grandi registi del nostro tempo. Nel 1959, firmando la sceneggiatura de “L’Avventura”, avvia il fortunato sodalizio artistico con Michelangelo Antonioni che durerà fino al 2004

Durante la prolifica attività di Guerra a emergere è soprattutto il suo eclettismo: l’esigenza di un cinema impegnato sul versante civile e ideologico lo portano a lavorare con registi come Elio Petri e Francesco Rosi; una sorta di affinità elettiva lo lega a scrittori-sceneggiatori che dedicano al cinema le loro maggiori energie

Resta però forte l’amore per la sua Romagna, trasmesso attraverso il mondo delle origini che dipinge in “Amarcord” (1973) di Federico Fellini, nascondendo dietro situazioni drammatiche e le figure stravaganti, una vena crepuscolare e languida.

“Con Amarcord mi pare che Federico e io siamo riusciti a regalare l’infanzia al mondo”Tonino Guerra

L’incontro tra Tonino  Guerra e Federico Fellini  per la sceneggiatura del film “Amarcord” risiede certamente nelle radici comuni, appartenevano entrambi alla Romagna.  

Se per Fellini, era ormai un luogo legato al ricordo d’infanzia, Tonino Guerra vi restava ancora profondamente legato, sentendosi parte di quel mondo, come  raccontano  le sue poesie dialettali.

Questo forse il motivo per cui Fellini, nel voler  raccontare questa terra, si rivolse al poeta che più di tutti ne aveva scritto.

Nonostante le radici comuni i due lavoravano da tempo su due mondi diversi ma questo non gli impedì di “incontrarsi” artisticamente.

Raccontano entrambi di una collaborazione “molto sana e molto vera” fatta di scambio democratico e confronto pulito.

“Cercai Tonino Guerra e gli dissi che volevo fare un film così. Tonino è di Sant’Arcangelo, uno dei quartieri più poveri di Rimini, e anche lui aveva da raccontare storie simili alle mie, personaggi che avevano in comune con i miei la stessa follia, la stessa ingenuità, la stessa ignoranza di bambini malcresciuti, ribelli e sottomessi, patetici e ridicoli, sbruffoni e umili. E in questo modo venne fuori il ritratto di una provincia italiana, una qualunque provincia, negli anni del fascismo. (…)”Federico Fellini

Tra di loro non ci furono mai scontri anzi consolidarono, negli anni, una grande  amicizia.