Il santo portoghese toccò la Romagna ben due volte: nel 1222, quando predicò pubblicamente a Forlì e soggiornò a Montepaolo , e nel 1227, quando compì il miracolo euristico in piazza a Rimini.
Nel 1221, dopo avere incontrato San Francesco ad Assisi, Antonio venne notato da frate Graziano, ministro dei frati minori di Romagna che, per primo, lo condusse là dove oggi sorge l’eremo di Montepaolo, poco lontano da Dovadola.
Dal 2000, diciotto opere a mosaico, realizzare da Elena Signorelli e Katia Mazzoni della Cooperativa mosaicisti di Ravenna, rappresentano le fasi salienti della vita del santo portoghese.
Tra queste, spicca anche il celebre miracolo della mula, che avvenne in Piazza Tre Martiri, nel cuore di Rimini, dove oggi si trova il tempietto ottagonale di inizio Cinquecento, pesantemente rimaneggiato nel XVII secolo dopo un terremoto.
Per intercessione di Sant’Antonio, una mula s’inchinò davanti all’Ostia consacrata senza mangiarla, nonostante fosse stremata dal digiuno che le aveva imposto il padrone, un eretico cataro contrario al sacramento dell’Eucaristia.
L’animale piegò le zampe anteriori davanti all’ostia in segno di riverenza. Il contadino, allora, impressionato si inginocchiò come la mula ai piedi del santo taumaturgo e si convertì, confessando pubblicamente i propri errori.
Il 13 giugno, giorno in cui il santo morì a Padova nel 1231, si celebra Sant’Antonio da Padova in tutto il mondo, ma a Ravenna e Imola, la ricorrenza del santo portoghese corrisponde anche all’indipendenza dallo Stato Pontificio, avvenuta nel 1859.