Piazza Garibaldi a Talamello con il Santuario di San Lorenzo

Lungo la Valmarecchia, di fronte alla Rocca di Maioletto in rovina, spicca il caratteristico borgo di Talamello, patria dell’“ambra”, come viene definito il formaggio di fossa amato dai buongustai.

Il castello è stato per alcuni anni sotto il dominio prima di Galeotto e poi di Carlo Malatesta, ma Pio II Piccolomini ne fece un feudo dei Guidi di Bagno e dei Malatesta di Sogliano.

Nel santuario di San Lorenzo si può ammirare un crocifisso del Trecento attribuito a Giovanni da Rimini, mentre nella cella del cimitero sono conservati affreschi del 1437 di Antonio Alberti da Ferrara.

Il crocefisso di scuola giottesca venne portato qui quando nel 1374 si trasferirono i monaci dal monastero agostiniano di Poggiolo e, spesso, si rese protagonista di guarigioni inspiegabili e opere miracolose.
Da sempre oggetto di devozione, secondo la tradizione il Crocifisso, nel 1854, salvò i minatori da un incendio divampato nella miniera di zolfo della vicina Perticara e, ugualmente, l’anno successivo, guarì molti ammalati di colera mentre l’epidemia stava decimando la popolazione.
Talamello è noto anche come patria del musicista Amintore Galli, a cui è dedicato il teatro di Rimini. Galli fu l’autore dell’Inno dei Lavoratori, che insieme a Bandiera Rossa e a L’Internazionale rappresenta uno dei tre inni più significativi del movimento operaio italiano.