
Vittorio Guaccimanni, poliedrico artista di nobili natali, seppe ritrarre l’essenza di Ravenna, sua città natale, come pochi altri.
Era il 1859 quando, da nobile famiglia, nacque il piccolo Vittorio. Suo padre era quel Conte Luigi Guaccimanni che partecipò, nel 1865, alla ricognizione delle ossa di Dante Alighieri appena ritrovate.
Giovane dai ferventi interessi politici e dal talento artistico innato, Vittorio sperimentò diverse tecniche: passò dall’olio all’acquerello, senza tralasciare il pastello e, specialmente negli ultimi anni di attività, l’acquaforte.
Non si contentò di insistere sui medesimi soggetti, sebbene prediligesse la paesaggistica e le scene militari. Tra le sue numerosissime acqueforti, infatti, molte delle quali conservate presso il Museo d’Arte della città di Ravenna, possiamo ricordare Pialassa, Pinetina con cavalli e Artiglieria.
Non fu nemmeno immune, tuttavia, forse anche grazie all’esperienza vissuta dal padre, al fascino esercitato dalla Tomba di Dante, poiché la ritrasse in alcune incisioni, una delle quali è riportata come immagine di copertina.
La sua fu una figura di grande sperimentazione e innovazione per l’ambiente artistico e culturale ravennate. Infatti, dopo aver diretto per due anni, dal 1908 al 1910, la Regia Scuola Superiore d’Arte Applicata alle Industrie a Venezia, ritornò in Romagna per ricoprire la carica di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna: fu proprio lui, già da anni a conoscenza delle più recenti correnti artistiche e culturali europee, a fungere da catalizzatore per la creazione di un ambiente fertile per recepire le tendenze del nascente movimento dell’Arts & Crafts, che culminerà negli anni a seguire con la felice esperienza creativa di Giovanni Guerrini.