Secondo Giorgio Vasari, che lo incontrò nella città romagnola nel 1548, il pittore Luca Longhi (Ravenna 1507-1580) passò tutta la vita nella sua città natale, mentre recenti studi hanno dimostrato il contrario.
Per accrescere il suo repertorio figurativo si avvaleva di stampe delle opere dei grandi maestri contemporanei dai quali prendeva spunto per i dipinti a soggetto sacro e profano.
Nella sua formazione fu decisivo l’apporto della cultura classicista divulgata in Emilia e Romagna dal famoso pittore urbinate Raffaello Sanzio, anche attraverso i suoi allievi e seguaci, alcuni attivi anche nel Ravennate, nonché da Marco Palmezzano e Nicolò Rondinelli.
Si avvaleva spesso della collaborazione del figlio Francesco e della figlia Barbara, stimata ritrattista attiva tra la fine Cinquecento e gli inizi del Seicento.
È proprio lo sguardo della figlia a catturare l’attenzione dello spettatore nelle “Nozze di Cana”, l’imponente olio su muro del refettorio dell’ex Monastero Classense, oggi trasformato in biblioteca comunale.
L’opera fu commissionata a Luca Longhi nel 1579 dall’Abate di Classe don Pietro Bagnoli da Bagnacavallo e fu ultimata l’anno successivo dietro compenso di 200 scudi d’oro dal figlio Francesco.
Gesù sta al centro della scena mentre gli invitati sono disposti intorno alla tavola imbandita. In alcune figure rappresentate nell’opera si è ritenuto d’individuare l’abate Pietro, il committente, lo storico Girolamo Rossi, il Cavalier Pomponio Spreti, lo stesso Luca Longhi e, appunto, i figli Francesco e Barbara. Il fondo pullula di servitori intenti a portar vivande.
Nonostante si fosse adottata la tecnica ad olio, l’opera ha subito nel tempo gravi danni, soprattutto a causa dell’alluvione devastante del maggio 1636 che procurò danni irreparabili sia agli edifici che agli archivi classensi, come denota la parte bassa del dipinto, in cui si trovano le giare con l’iscrizione relativa alla commissione del dipinto.
Dopo vari interventi, nel 1968-74, il dipinto venne staccato dalla parete e ricollocato in situ con la cornice dorata originale su un supporto di alluminio anodizzato al fine di favorirne una conservazione nel tempo.