Il mostro di Ravenna è ampiamente attestato da tutti i cronisti europei dell’epoca.
Il parere dei medici identifica il mostro come un bambino affetto da vari problemi congeniti nato pochi mesi prima della Battaglia di Ravenna del 1512 presso la città bizantina, dall’unione di un monaco e una monaca.
La notizia di questa empia creatura venne prontamente notificata a Papa Giulio II e interpretata come cattivo presagio della battaglia che si andava prefigurando tra la Lega Santa contro il re di Francia.
Con un corno sulla testa, un occhio sul ginocchio, le lettere YXV sul petto e gli artigli ai piedi, ali da pipistrello, questo essere ermafrodito venne ampiamente descritto e abbozzato dal farmacista fiorentino Luca Landucci.
Fin dall’epoca medievale era uso comune abbandonare i bambini nati deformi e lasciarli morire di fame; venne fatto anche nel caso di Ravenna su ordine del Papa in persona.
Tuttavia, anche dopo la morte dell’infante, le sue apparizioni vennero segnalate un po’ ovunque, soprattutto sul campo di battaglia coperto di morti alle porte di Ravenna.
Il corno sulla fronte indicherebbe l’orgoglio, le ali la frivolezza mentale e l’incostanza, la mancanza di arti sarebbe sintomo d’incapacità a far del bene, mentre l’occhio sul ginocchio sarebbe simbolo di un’attenzione rivolta solo verso le cose materiali e terrestri.
Tutti vizi italici, racchiusi in questo essere deforme, dovevano essere espiati mediante le cruente battaglie che caratterizzeranno la prima metà del Cinquecento.