Polo Nord
Mappa del Polo Nord (foto Shutterstock)

Nel 1663, Francesco Negri, primo in Italia a sperimentare lo sci di fondo, si spinse da Ravenna fino in Lapponia e a Capo Nord, viaggio da cui scaturì una delle opere più curiose del tempo “Viaggio settentrionale”.

L’opera, pubblicata postuma nel 1700, costituisce una preziosa testimonianza dell’amore di questo viaggiatore per quelle terre dove “nessun frutto vi può rendere per l’estremo freddo al testimonio de’ scrittori; e pure vi si sostenta il genere umano. Non si trova altra terra abitata sotto il suo parallelo, e la zona glaciale artica è totalmente ignota.”

Il manoscritto, scritto sotto forma di lettere, descrive così accuratamente la vita dei Lapponi e dei Norvegesi del XVI secolo da diventare una guida di riferimento per i viaggiatori dell’epoca.

La prima lettera è dedicata alla Lapponia, con una dettagliata descrizione dei costumi degli abitanti, della fauna, della flora e del territorio.

La seconda, sulla Svezia, si sofferma sui costumi degli Svedesi e loda il governo dello Stato. La terza tratta della caccia alla foca, mentre la quarta, anch’essa sulla Svezia, si sofferma sul letargo delle rondini e su alcuni casi di morte apparente per annegamento.

Le due lettere successive sono dedicate alla Norvegia meridionale, agli usi dei mercanti tedeschi di Bergen, alla descrizione di un gigantesco serpente di mare e alle curiosità naturali osservate lungo le coste.

La settima lettera descrive le isole Lofoten e il Malström; infine l’ottava è il resoconto del viaggio in Finlandia fino a Capo Nord e della caccia alla balena.

Malgrado l’attendibilità dei resoconti, Negri non nega fenomeni soprannaturali, arrivando ad ammettere la possibile esistenza di spiriti folletti o di uccelli che nascono da conchiglie di mare.

I Lapponi gli parvero il popolo più felice della terra poiché, estranei ai bisogni e ai valori della cultura occidentale, vivevano una vita nomade felice e appagata.

Dopo avere viaggiato in Ungheria, Polonia, Francia, Fiandre e Inghilterra, spinto da interesse naturalistico e dalla passione per la conoscenza, tornò in Italia entrando in corrispondenza con Antonio Magliabechi, bibliotecario del granduca Cosimo III di Toscana, con il viaggiatore Lorenzo Magalotti e con altri studiosi interessati ai paesi settentrionali.