Fin dalle origini, Ravenna ha dovuto far fronte alla carenza di acqua potabile, tanto che già tra il I e il II secolo, viene eretto l’acquedotto di Traiano, rimaneggiato e migliorato ai tempi del re goto Teoderico.
Nei primi anni del Novecento, la pessima qualità dell’acqua per usi domestici a Ravenna obbliga a rimodulare la distribuzione idrica, portando cisterne mediante la tranvia a vapore proveniente da Meldola. l’amministrazione comunale di Ravenna guidata dal sindaco Fortunato Buzzi crea una società consortile con la città di Cesena, che soffre della medesima mancanza d’acqua.
Viene così avviata la costruzione di un acquedotto proveniente dalle pendici del monte Fumaiolo, in grado di alimentare le due città romagnole e le rispettive campagne.
Nel 1922, una volta costruite le gallerie di captazione, si rende necessario posizionare le tubature, ma gli sconvolgimenti politici arrestano bruscamente i lavori.
La nuova amministrazione guidata dal podestà con l’avallo di eminenti idraulici avvia un nuovo progetto che deriva l’acqua da fonti del Marecchia nei pressi di Torre Pedrera fino a Ravenna, accumulandola in una vasca a terra ai piedi della torre piezometrica sita ancora oggi in via Fusconi, sopraelevata rispetto alla campagna circostante.
La fine dei lavori, nel 1931, viene celebrata con una serie di fontanelle distribuite sul tessuto urbano e con la fontana in gesso detta ‘delle tartarughe’, eretta sulla piazza centrale, ma andata perduta in seguito ai bombardamenti dei tedeschi nel 1944.