Dettaglio della Cappella Baracca
Volta mosaicata della Cappella Baracca presso il Cimitero di Lugo (foto Silvia Togni)

La cappella Baracca presso il cimitero di Lugo

Tra i lughesi eccellenti, dall’inventore del tricolore Giuseppe Compagnoni al matematico Gregorio Ricci Curbastro, il più conosciuto resta senza dubbio l’aviatore Francesco Baracca, che nasce a Lugo da nobile famiglia nel 1888.

Dopo una sfolgorante carriera militare durante la quale passa dalla cavalleria all’aviazione e dopo rocambolesche avventure che lo vedono protagonista indiscusso della Prima Guerra Mondiale, Francesco muore in un combattimento aereo il 19 giugno 1918 a Nervesa, cittadina veneta che per questo merita l’appellativo “della Battaglia” aggiunto durante il Ventennio.

Lo stesso anno, sul suo feretro Gabriele D’Annunzio pronuncia un commosso discorso e, nel 1924, presso il cimitero monumentale di Lugo, viene terminata la Cappella sepolcrale Baracca, decorata dal pittore locale Roberto Sella. 

La cappella presenta una cancellata a maglia di ferro battuto, sormontata dalla stella d’Italia e da una teoria di ali d’aquila recante le date di nascita e di morte dell’eroe di guerra, opera della Ditta Matteucci di Faenza. L’arca monumentale comporta svariati simboli legati alla figura dell’aviatore: l’ippogrifo  e l’immancabile cavallino rampante, dipinto sulla carlinga del suo aereo, si stagliano sulla base a rilievo; un’aquila maestosa di bronzo, che sta per librarsi  in volo serrando tra gli artigli la bandiera italiana, sormonta con imponenza l’urna, realizzata dalla ditta  Piani di Milano.

L’arca stessa viene ricavata dal bronzo fuso dei cannoni austriaci catturati in guerra, fatto che ricorda da vicino la ghirlanda posta all’interno della tomba di Dante Alighieri a Ravenna, ricavata dalla fusione di un carro armato nemico nel 1921, in occasione del secentenario della morte del Sommo Poeta.

L’abside, rivestita parzialmente in marmo giallo di Siena, ha nella cupola un ornamento musivo di grande pregio, materialmente eseguito da Augusto Agazzi di Venezia, che ricorda la volta stellata del mausoleo di Galla Placidia del V secolo, a Ravenna: su un fondo blu cobalto punteggiato di stelle d’oro, spicca la figura della Vittoria alata, recante in mano il cuore fiammeggiante dell’eroe. 

Per alcuni non fu un vero eroe, ma sicuramente fu un campione di coraggio, tenacia e forti ideali che spesso mancano ai giorni nostri.