Fonti San Cristoforo
Pozzo dell'acqua termale

Le Acque dimenticate di Faenza

Le Fonti di S. Cristoforo si trovano a pochi chilometri da Faenza, in un’area detta Olmatello. Devono il loro nome alla chiesetta dedicata appunto a S. Cristoforo che sorgeva un tempo in quella zona.

Pare che l’acqua sia stata scoperta da un pastore, le cui pecore malate erano guarite abbeverandovisi. Il pastore del gregge diffuse subito la notizia, che venne poi confermata dai medici del territorio.

I Manfredi, all’epoca Signori di Faenza, fecero scavare un pozzo, per raccogliere le acque portentose. Le proprietà terapeutiche dell’acqua di S. Cristoforo furono illustrate nel Cinquecento anche dai noti studiosi Gabriele Falloppio (1523-1562) ed Andrea Bacci (1524-1600).

 Le acque curative di S. Cristoforo sono note ai faentini fin dal tardo Medioevo, avevano proprietà purgative e rinfrescanti dell’apparato digerente, ed inoltre era ottima per il fegato e contro i calcoli biliari.

Da cronache locali sappiamo che nel 1650 a causa di alcune frane le fonti andarono quasi disperse e nel 1740 erano ridotte a un melmoso acquitrino.

Poi a partire dal 1747, il protomedico di Faenza Giambattista Borsieri, cominciò ad occuparsi delle acque, le analizzò approfonditamente e pubblicò nel 1761 il trattato “delle acque di S. Cristoforo”. Nel testo si dava conto di diverse qualità d’acqua con diverse concentrazioni di sali, adatte a curare le malattie del fegato e con proprietà purgative e rinfrescanti. Grazie a questo interessamento le fonti vennero recuperate e di nuovo utilizzate a scopo terapeutico.

Sfortunatamente la zona era soggetta a frane e smottamenti e questo ne compromise lo sviluppo; nel 1905 i pozzi vennero sepolti da una frana sotto cinque metri di terra.

Fu solo nel 1924 che Luigi Ranieri ottenne dal comune la subconcessione per lo sfruttamento dell’acqua; il Ranieri avrebbe pagato solo un canone simbolico purché si facesse carico di tutti i lavori. La gestione dello stabilimento da parte di Ranieri e poi dei suoi eredi continuò con discreto successo, nell’ambito locale, fino agli anni ’70 quando si resero necessari lavori che né i gestori né il comune vollero accollarsi. All’inizio degli anni ’80 l’impianto risultava dismesso.
Oggi il luogo è in abbandono, il chiosco è in parte sommerso dalle argille portate dalle piene dal vicino torrente. Dove sorgono il vecchio pozzo dell’acqua minerale ed i serbatoi di accumulo la vegetazione spontanea ha ormai coperto tutto. 

Per Approfondire: http://www.historiafaentina.it/Storia%20Attuale/le_antiche_fonti_di_san_cristoforo.html