Invaso della diga di Ridracoli
Invaso della Diga di Ridracoli in estate (foto Silvia Togni)

Dal Rio degli Oracoli al più imponente invaso dell’Emilia-Romagna.

La Diga di Ridracoli è un concentrato di storia della Romagna: anche se i lavori cominciarono solamente nel 1976, risale ai tempi del Re Teoderico il Grande -che stabilì la capitale del Regno Ostrogoto a Ravenna nel 492 d.C.- lo sfruttamento delle sorgenti e degli invasi in quell’area appenninica. Inoltre, per la sua costruzione vennero impiegate sabbie dalle cave di San Bartolo di Ravenna, ghiaia del fiume Marecchia, poi materiali provenienti dall’alveo del Tevere che nasce non molto lontano.

Un capolavoro della Romagna fatto per dissetare la Romagna.

Sono serviti quasi dieci anni per costruire questo immenso bacino artificiale capace di contenere ben 33 miliardi di litri di acqua e posto a 557 metri sul livello del mare, con l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno di acqua potabile di quasi 50 comuni romagnoli.

Nascosto tra i boschi, l’invaso fu realizzato in perfetta armonia con l’ambiente circostante, andando a raccogliere le acque dei fiumi Bidente e del Rio Celluzze e allagando così ben tre rami vallivi. Oggi, infatti, il lago appare molto simile a un fiordo del Nord Europa: stretto e lungo scivola nel bosco per circa 5 chilometri. Tutt’intorno, la ricca vegetazione del Parco delle Foreste Casentinesi è capace di regalare una tavolozza cromatica degna di un pittore impressionista, che attira escursionisti e appassionati della natura.

All’aspetto pratico della diga e all’importanza paesaggistica, poi, si aggiunge l’aspetto didattico, non certo trascurabile. A ridosso dell’opera di ingegneria idraulica è sorto IDRO, l’ecomuseo delle acque di Ridracoli, una struttura museale atipica, disposta su quattro piani e capace di esplorare i segreti dell’acqua e della foresta attraverso l’uso di touch screen, visori per la realtà aumentata, modellini, esperimenti e giochi interattivi.

A proposito di segreti, pare che il nome di Ridracoli derivi dalla corruzione linguistica di “Rio degli Oracoli”, in latino rivus oracolorum, che starebbe ad indicare la presenza di un antico tempio pagano presso cui una sibilla pronunciava sentenze indirizzate ai viandanti. Chissà se tra i suoi oracoli aveva predetto la costruzione di un’opera tanto importante per la terra di Romagna.