A Faenza si dice che, entrando in duomo, si possa incontrare la morte.
Si tratta del monumento funebre del generale Evangelista Masi, governatore di Romagna morto nel 1664, realizzato sotto forma di scheletro marmoreo che regge il drappo con l’epigrafe funebre.
Tuttavia, a far da contrappeso alla Iachmèna, la morte per i Faentini, c’è la Fortuna.
Si tratta del fantasma della Ghilana, contessa vissuta tra il XV e il XVI secolo, che apparirebbe di preferenza presso l’orto Bertoni, meglio conosciuto col suo nome, e nella terza notte di plenilunio.
A chi appare, in tutta la sua incredibile bellezza, porterebbe fortuna e in molti giurano di avere vinto al Lotto dopo averla incontrata. Una fata, dunque, di cui non si hanno notizie certe: pare che perfino il duca Cesare Borgia, se ne innamorasse perdutamente ammirando semplicemente un cammeo che la ritraeva ma che non fosse mai riuscito ad incontrarla, morendo con questo rimpianto.
La sua apparizione è dunque presagio di qualcosa di bello prossimo ad accadere. La bella Ghilana è un fantasma benevolo ma ce n’è un altro molto più inquieto, quello della bella amante di Galeotto Manfredi. Nel settembre 2016, in seguito alle segnalazioni di anomalie registrate da alcuni frequentatori del Museo Internazionale delle Ceramiche, come gocce di cera di candela sul pavimento, voci provenienti dalla biblioteca, ombre fugaci e voci misteriose, sono state effettuate delle rilevazioni di umidità e campi elettromagnetici, nonché registrazioni con strumentazioni sofisticate.
Le aree della struttura interessate erano parte, secoli fa, del Monastero femminile di San Maglorio in cui pare fosse stata rinchiusa Cassandra Pavoni.
Nel 1477, Galeotto Manfredi tornò dal suo esilio, portando da Ferrara l’amante Cassandra. Questi fece adornare il palazzo con penne di pavone e commissionò ai maestri maiolicari faentini il decoro ‘ad occhio di penna di pavone’ in onore dell’amata, conosciuta da tutti come “la Pavona”. Purtroppo il giovane, per motivi politici, fu costretto a sposare la bolognese Francesca Bentivoglio, così Cassandra prese i voti al Convento di San Maglorio dove morì probabilmente assieme ai figli.
Tutte donne, queste ‘fantasme’: sarà per questo che nella Bassa Romagna usa declinare il termine ‘fantasma’ al femminile, la fantêsma appunto.