La saracca romagnola

Il brigantaggio nasce dall’opposizione di molti giovani alle angherie dell’esercito francese che nel giugno del 1796 invade la Romagna imponendo la coscrizione militare e un autoritarismo contrario alla storica anarchia dei Romagnoli.

Anche se si pensa quasi sempre ed esclusivamente alla figura semileggendaria del Passatore, al secolo Stefano Pelloni di Boncellino di Bagnacavallo, il brigantaggio in Romagna è un fenomeno che affonda le proprie origini ai tempi dell’occupazione francese.

Il rigido inverno del 1800 aumentò la fame delle classi più povere e l’unico ‘svago’ era parteggiare per le nuove ideologie politiche portate dai Francesi o per le vecchie istituzioni del regime papalino.

I malviventi aumentarono di numero, quasi indisturbati, in una situazione difficilmente arginabile.

Così Zeffirino, Pasqualino, Santerno, Santa Maria, il Magretto, Sellino e Fiocchetto diventarono protagonisti di molteplici rapine nelle abitazioni e assalti lungo le strade, che terrorizzavano la popolazione inerme.

Si obbliga il coprifuoco e la chiusura dei locali alle 23:00, tanto che porta la data del 25 luglio 1815 una supplichevole lettera al Vescovo faentino dei “caffettieri di Faenza gravemente danneggiati negli interesse del tenue loro commercio dalla recente Superiore prescrizione d’avere a chiudere i Fondachi loro alle ore 11 della sera” i quali chiedono di potere restare aperti in orario notturno.

In città, difatti, restava aperto solo il Caffè dell’Orfeo, per il ristoro delle pattuglie in perlustrazione di notte per arginare le azioni dei malviventi.

Tuttavia, il brigantaggio in bande organizzate in Romagna venne estinto definitivamente dalle forze dell’ordine solo nel 1873.

È proprio dell’anno seguente il celebre processo, che ebbe vasta risonanza in tutto il Paese, ai membri della ‘setta degli accoltellatori’, che si era macchiata a Ravenna di tredici reati di sangue, con otto morti e sei feriti, per un totale di centosette pugnalate inferte.

Tra loro vi erano ex garibaldini e repubblicani che mal digerivano la monarchia e che usavano come arma di difesa e di attacco la celebre saracca romagnola.